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Francesco Marchiori Zana

Conversazioni filosofiche.



Alcuni anni fa ero in tour in Germania con una band.

In un locale nei pressi di Francoforte, tra il pubblico, conobbi una ragazza, Hanna.

Era profondamente interessata alla filosofia ed ebbi con lei numerose lunghe conversazioni prima e dopo il concerto.

Dato il mio interesse per la meditazione e lo yoga, non ci volle molto prima che venisse sollevato l'argomento India.

Scoprii che lei vi era cresciuta e suo padre era stato professore in una delle principali università indiane.

Inevitabilmente le parlai del mio sogno di visitare il paese e le chiesi consiglio sui luoghi e le persone da vedere.

Rimasi molto sorpreso e spiazzato dalla sua risposta.

"Francesco", disse, "non andare. Non sei mentalmente pronto ad affrontare questo viaggio. Quando mio padre era professore in India, abbiamo incontrato molte persone come te, occidentali pieni di entusiasmo e disposti a conoscere i misteri dell'Oriente. Il problema era che, cresciuti in Occidente, non erano in grado di comprendere la filosofia orientale e del resto nessuno lo pretendeva. Forse non sarebbe stato importante se avessero avuto delle solide basi culturali, ma purtroppo, nella maggioranza dei casi, non conoscevano bene neanche la filosofia occidentale. Senza precise convinzioni, e in ogni caso privi di una forte religiosità, cercavano di riempire il vuoto con l'induismo, il buddismo o una qualsiasi delle tradizioni indiane. il risultato era pressoché inevitabilmente catastrofico per la persona coinvolta, che finiva col comprendere in modo incompleto due sistemi di pensiero incompatibili tra loro. Non potevano abbandonare completamente l'eredità giudaico-cristiana senza perdere nel frattempo la loro identità, mentre non sarebbero mai riusciti a entrare nella vita dell'India perché, per quanto si sforzassero di inserirsi, continuavano ad essere degli stranieri. Il risultato era la confusione più assoluta e anche qualche squilibrio. Spesso finivano alla deriva, incapaci di trovare una collocazione perché confusi interiormente. Altri, invece, hanno sperimentato le droghe come sistema veloce per raggiungere l'illuminazione e in India, dove la cannabis e l'oppio sono disponibili e a un buon prezzo, era fin troppo facile per le personalità deboli scivolare nella dipendenza e in una morte prematura. Mio padre lo ha constatato molte volte con conseguenze tragiche per gli individui coinvolti. Vorrei quindi consigliarti vivamente di non andare in India adesso. Prima studia la tua cultura e ciò che ti offre: non solo superficialmente, ma in profondità. Studia il pensiero occidentale sull'autosviluppo e cerca di esercitarti a rafforzare la tua volontà. Quando avrai raggiunto un certo livello di autodisciplina e di comprensione di te stesso e della cultura da cui provieni, sarai in gradi di avvicinarti all'Oriente, senza cadere nelle trappole in cui sono caduti i giovani che mio padre conosceva".

Le sue parole, pronunciate con candore e senza traccia di bigotteria, ebbero in me un notevole effetto e mi indirizzarono verso un percorso che mi avrebbe condotto alla scoperta di me stesso, della forza del pensiero, della meditazione occidentale.

Non sono mai stato in India, e voi? Come è stata la vostra esperienza?

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