Molti anni fa, a Milano, nell'avvicinarmi presso la Stazione Centrale, una donna grassoccia, seduta su una panca, mi chiese di darle qualcosa da mangiare e bere perché aveva fame.
Avevo una gran fretta ma non potei restare sordo dinanzi a tale disperata richiesta.
Mentre le chiedevo se preferisse un panino, un pacco di biscotti o altro, un dipendente della ferrovia gesticolava per attirare la mia attenzione come a dire: "Non darle retta, lasciala perdere".
Perplesso e imbarazzato lanciai un'occhiataccia all'uomo e mi recai a comprare nei pressi della stazione un panino e una bottiglietta d'acqua che consegnai alla povera donna che, però, a stento mi ringraziò.
Quando mi avvicinai verso l'entrata della stazione, l'uomo che prima mi aveva lanciato segnali mi raccontò che quella donna aveva un deposito bancario molto sostanzioso e che recitava quella parte, probabilmente perché malata di mente: per questo egli aveva tentato di mettermi in guardia.
Mi ero fatto abbindolare!
Ma poi, riflettendo, pensai che in ogni caso quella donna era bisognosa, in difficoltà, non economica forse, ma affettiva.
E così, anche oggi, ovunque mi trovi, quando capita, spesso faccio l'elemosina ai mendicanti che incontro sulla mia strada.
Si tratterà a volte di truffatori che non hanno poi tanto bisogno, o di gente che non ha tanta voglia di lavorare, oppure di zingari, la cui cultura prevede questo tipo di attività.
Sarà così, ma comunque, vi è sempre una differenza tra chi chiede l'elemosina e chi non la chiede.
Infatti, in ogni caso, per povertà, disgrazia, condizione sociale, ignoranza, incapacità etc. , chi tende la mano si trova sempre in una condizione penosa e triste.
A nessuno può far piacere chiedere denaro in strada, e non si può parlare neanche di "scelta di vita".
Per questo continuerò a elargire qualche moneta, ciò non mi renderà certamente povero, e forse darò un po' di sollievo a chi mostra di averne necessità.
E spesso faccio ciò anche a dispetto di chi, credendosi furbo, e timoroso che la sua preziosa moneta vada a chi "non la merita", ritenendosi "migliore" del mendicante e non invece più fortunato, si ritrae da quel gesto che è tra i più antichi segni di solidarietà tra gli uomini.
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